Questa storia narra di una giovane donna che si rivolge a me per un aiuto psicologico. Nel rispetto della privacy nomi e riferimenti a situazioni, luoghi e circostanze è solo frutto della mia fantasia.

Qui di seguito riporto solo il tema oggetto della relazione terapeutica e del suo obiettivo transformativo.

Anna P. un pomeriggio d’inverno mi telefona per prendere un appuntamento. “Ho cercato il nominativo di uno psicologo e psicoterapeuta a Palermo tramite i motori di ricerca di Internet”. Mi dice: “avevo bisogno di un luogo anonimo senza riferimenti senza referenze, senza storia e senza tracce”.

Le do un appuntamento la settimana successiva. Il giorno dell’appuntamento si presenta al mio studio una giovane donna gracile, minuta, indossa un paio di occhiali da sole enormi, era inverno ho pensato che quegli occhiali mi stavano dicendo tanto di lei.

Anna si accomoda di fronte a me. Le chiedo qual è il motivo per cui ha chiesto un appuntamento e dopo diversi minuti di silenzio in cui il suo viso era chino, il suo sguardo perso nel vuoto e le sue mani cercavano senso nell’attorcigliare un fazzoletto di carta mi guardò e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Lasciai che quel tempo fosse suo e che sentisse di poterselo permettere. Anna prese fiato e mi raccontò di sé. E’ un’insegnante precaria, viaggia molto in tutta la regione. E’ in cerca di stabilità e di radici. Esce da un matrimonio fallimentare. Non ha figli. Non avere una casa stabile non le ha permesso di avere amici e si sente molto sola. Da tempo frequenta social network. Lì mi dice “mi sento meno sola e posso vivere per qualche ora una parte di me viva, che il giorno muore”.

“Ho conosciuto tante persone, tanti uomini in chat” mi dice “più che conosciuti li ho solo sfiorati, perché quando sei in chat hai la sensazione di vivere in un altro mondo, ti senti forte, bella, senti che puoi fare accadere ciò che vuoi, e riesci a viverti come vorresti, sai che non sei così, ma vai avanti, ti dici che è solo un gioco, ma poi finisce che non sai più farne a meno.”

Tra i tanti contatti Anna decide di fermarsi in particolare su uno. Mi parla di Federico S. un uomo sposato con figli, 50 enne. Con lui mi dice “ c’è stata subito una forte intesa mentale, ho sentito che mi capiva e che mi leggeva dentro, sapeva cosa volevo scrivere ancora prima che lo facessi io, in poco tempo lo avevo dentro e la sera non vedevo l’ora di sedermi al PC per incontrarlo. Quando ero lì con lui tutte le ansie quotidiane tutte le fatiche sfumavano e ogni cosa acquisiva leggerezza ed impalpabilità.

Passammo quasi subito alla video chat e vederci era sempre una grande emozione. Mi trovavo a fare e dire cose mai pensate o dette. Cominciai a chiedermi chi fosse la vera me. Sapevo e sentivo in ogni modo che quell’uomo mi aveva vista prima di ogni altro, prima anche di me. Finalmente mi sentivo viva. Pian piano sentivo che non potevo fare a meno di lui, delle sua voce. Un giorno mi chiese di fare un gioco. Una prova di intimità e confidenza, mi disse. Mi chiese di vivermi un’avventura nella vita reale, di portarmi a letto qualcuno e di registrare tutto. Fece la regia di quell’incontro ed io dovevo recitare un copione: quello pensato da lui. Aveva già pensato alla biancheria intima da indossare, la musica da ascoltare, la cena che avrei dovuto preparare, e poi i miei gesti per sedurlo, le parole silenziose che avrei dovuto pronunciare per scaldare la passione. Decisi di accogliere quel gioco, pensai cosa mi può succedere? E poi sentivo che farlo mi faceva sentire più vicina a Federico. Anzi sentivo che Federico era lì con me e avrebbe pensato che sarei stata proprio brava e che questo avrebbe fatto di me la sua donna unica, mi avrebbe scelta, sarei

stata la sua donna preferita. Volevo dimostrargli che meritavo la sua attenzione e le sue cure. Nessuno si era preoccupato così amorevolmente di me. Il gioco durò diversi mesi e ogni settimana il gioco proponeva altre prove, altre storie, altri copioni. Non so se mi piaceva, non so cosa facevo, sapevo solo il perché.
Farlo mi legava a lui e mi permetteva di ricevere la sua attenzione. Quando mi opponevo lui spariva dalla chart o chattava con altre, me lo faceva apposta ed io di questo morivo, non potevo sopportare che le sue attenzioni potessero rivolgersi ad altre. Ogni volta lo cercavo io ed ogni volta lui chiedeva di più, sempre di più. Ora io non mi sentivo più viva, facevo tutto questo per non morire per non perdere quel raggio di luce, quel gesto d’amore, quella carezza mai raggiunta. “

Raccolsi la sua storia ed i tanti pezzi di Anna che aveva lasciato per terra al mio studio. Le dico che io sono qui per aiutarla a riprendere quei pezzi, e ricominciare a vivere una vita con una nuova dignità, pensando ad un amore gratuito ad un amore pieno di doni, non di vincoli.

Le chiedo se e quanto si vuole bene, ma non aspetto la sua risposta, che conosco.

Lavoreremo sull’amarsi e sul prendersi cura di sé come possibilità d’incontro intimo, il più profondo, quell’amore intenso precursore dell’incontro vero con l’altro, che può essere vissuto come desiderio e non più come bisogno.